Presentazione

Il Convegno rappresenta la settima edizione della Giornata di Studio “Oltre la globalizzazione” organizzata, dal 2011, dalla Società di Studi Geografici. Le giornate precedenti, svoltesi a Firenze, Roma e Torino, hanno riguardato temi cruciali quali “Prossimità” (2012), “Resilienza” (2013), “Conflitto” (2014), “Commons” (2015) e “(s)Radicamenti” (2016).


IL TEMA

Il concetto di barriera, nella sua polisemia esaltata dal frequente uso in forma plurale, è da considerarsi fulcro della relazione dinamica tra uomo e ambiente, ben noto fin dagli studi biologici e antropologici di portata evoluzionista. Da un’accezione sostanzialmente deterministica, basata sull’osservazione dell’impatto delle barriere morfologiche sull’adattamento biologico e insediativo dell’uomo, il concetto di barriera ha assunto progressivamente nuove valenze, affermandosi in eterogenei ambiti di applicazione fino ad approdare nel vocabolario della globalizzazione, trovando in essa un alveo particolarmente fecondo alla sua (ri)generazione.

L’enfasi positiva attribuita ai processi di internazionalizzazione economica e globalizzazione culturale, tradottisi concretamente nella liberalizzazione degli scambi, nella transcalarità dei processi produttivi e nella diffusione delle innovazioni, ha finito per alimentare una rappresentazione ideologica e morale del sistema-mondo costruita intorno alla convergenza spazio-temporale e alla tendenziale apertura dei territori e delle società orientate verso la multiculturalità. In tale scenario, le barriere di natura politica ed economica hanno rappresentato e rappresentano un ostacolo da eliminare e/o un limite da superare, caricando il termine di una semantica essenzialmente negativa.

Tuttavia, agli inizi degli anni Duemila la globalizzazione cominciava a contabilizzare i suoi danni segnatamente all’acuirsi delle ineguaglianze, all’affermarsi di nuovi squilibri finanziari, all’aumentare indiscriminato dei movimenti migratori, all’ampliarsi delle instabilità geopolitiche e al più ampio perdurare del problema della (in)sostenibilità. Questioni di un sistema-mondo costruito su una nozione di spazio indifferente, dell’assoluto, lontano dalla reale territorializzazione di processi elaborati dalla tradizione e dalla produzione sociale e politica, finendo per riportare al centro del dibattito – tra gli altri temi – l’opportunità di (ri)costruire vecchie e nuove barriere.

D’altro canto, non può non rilevarsi la tendenza più o meno latente ‒ ma, in alcuni casi, del tutto manifesta ‒ a costruire barriere per far riemergere quel senso di identità e appartenenza che la Società globale, nella sua fluidità, ha contribuito a far smarrire, anche con riguardo alla perdita di ruoli sociali definiti: aspetto, questo, che ben si lega alla crisi economica laddove la struttura produttiva ha finito progressivamente per identificarsi con il capitale finanziario e per marginalizzare quello umano.

Il peso della presenza (o dell’assenza) di barriere permane dunque “oltre la globalizzazione” in senso fisico-morfologico (si pensi al Mediterraneo quale alveo naturale per le migrazioni dal Nordafrica e dal Vicino Oriente), economico (con il riaffermarsi di tendenze protezionistiche), culturale (con la riscoperta delle identità locali contro l’appiattimento delle diversità) ed in molteplici ulteriori contesti, fino ad assumere nuovi, rinnovati ed ambivalenti valori di “difesa” e “tutela” di ambiti territoriali almeno potenzialmente carichi di plusvalore (dalla perimetrazione dei Parchi naturali a quella dei Parchi scientifici e tecnologici, dalla delimitazione delle Zone economiche speciali alle aree oggetto di incentivi, dalla individuazione delle Aree metropolitane alla definizione di aree programma).

Il Convegno intende ragionare sulle nuove e vecchie configurazioni di “barriere”, nelle loro controverse e dinamiche accezioni, e sul significato della loro permanenza e della loro assenza. In tale ottica, si invita alla presentazione di sessioni di diverso orientamento tematico.

Nell’eventuale selezione di proposte di sessioni si darà priorità a quelle riconducibili alle seguenti interpretazioni tematiche:

Barriere fisico-morfologiche. Rappresentano ancora un ostacolo o quanto meno un condizionamento allo sviluppo di un territorio e alle processualità insite nella globalizzazione, o sono state del tutto “abbattute” dalle dinamiche impresse dalla evoluzione storica del capitalismo post-moderno di matrice essenzialmente tecnologica?

Barriere insediative. Il fenomeno migratorio ha sempre prodotto forme di frammentazione e segregazione degli spazi, a partire da quelli urbani. Particolarmente, oggi, l’ampliarsi e l’infittirsi di tale movimentazione ha portato a configurare nuove forme insediative nucleari autoctone alla scala urbana e più ampi profili di isolamento insediativo a quella extraurbana. Come le barriere insediative si collocano e interpretano nel più ampio scenario della globalizzazione? E quale tipo di esperienza territoriale e di spazio vissuto raccontano rispetto all’idea dello spazio indifferente proprio della ideologia della globalizzazione?

Barriere culturali. Possono prefigurare una positiva esaltazione del mosaico territoriale come espressione valoriale dei diversi luoghi o assumono esclusivamente la connotazione negativa di “conflitto”? La globalizzazione ha davvero realizzato lo “spazio delle diversità”? Come le barriere culturali si intersecano con i percorsi politico-economici regionali?

Barriere sociali. L’accresciuta produzione di ricchezza tende ad ampliare i divari sociali. Quali forme assumono oggi le barriere sociali e su quali scale esplicano i propri effetti? Contemporaneamente, i movimenti di persone, particolarmente esaltati dalla fenomenologia della globalizzazione, hanno davvero prodotto società senza territorio?

Barriere istituzionali. Il ruolo delle Istituzioni – non più considerato “residuale” per lo sviluppo economico dei territori – come può contribuire allo stesso? E quanto possibili forme di contrasto fra i diversi livelli amministrativi ne ostacolano le processualità? E, ancora, il nesso tra Istituzioni e Comunità civile può tradursi in forme di demarcazione territoriale utili ai fini di un più ampio disegno di riordino amministrativo?

Barriere politiche. I confini politico-amministrativi rappresentano ancora oggi barriere in alcuni contesti territoriali, mentre in altri tornano ad esprimere una rinnovata centralità come esaltazione del ruolo e della sovranità dello Stato. Che rilevanza assumono in particolare i confini statali? Quale relazione può intravvedersi tra economia e riposizionamento della sovranità?

Barriere economiche. Le nuove “palizzate” protezionistiche che sembrano emergere nelle più recenti agende politiche rappresentano una nuova fase della globalizzazione o indicano la fine della stessa? In tal senso si sta superando la dicotomia locale/globale con il riaffermarsi della scala regionale quale dimensione dell’agire economico oppure si prospettano nuove supremazie economiche nazionali? Le forme di demarcazione economica che caricano il territorio di valore aggiunto sono in grado di sfruttare le potenzialità e di veicolarle nel medio-lungo periodo?

Barriere tecnologiche. Quali sono i divari tecnologici riscontrabili a livello transcalare, quali le loro implicazioni economiche ed il loro impatto sulla società? I nuovi paradigmi tecnologici hanno favorito il rafforzarsi delle specializzazioni regionali e/o rappresentano nuove barriere all’equità?

 

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